V. Van Gogh - Vecchia Arlesiana |
[Angela a don Gaetano]
“Padre, non le sto a dire quello che penso, né quanto ho discusso con mio marito, che ci farebbe bruciare tutti e due nel fuoco eterno, subito, senza nemmeno aspettare che tiriamo le cuoia.
Perché c’è solo una cosa importante, in questo momento. Per me lo è, più di ogni altra al mondo.
Mio marito sta morendo. Ha poche settimane, ormai. Ed io non voglio che se ne vada con questo cruccio.
Per cui son venuta a dirle di stare tranquillo: quello che lei ci ordina, seppure incredibile per noi, sarà fatto.”
[Adua a Luigi]
Bene, eccomi qui. Dopo più di trent’anni. Non l’avrei mai creduto. E invece, sono qui. Come se non fosse successo niente, da allora. Quella è venuta da me e in quattro e quattr’otto mi ha buttato in faccia le vostre cose, come se i vostri problemi fossero i miei, senza un po’ di rispetto. Ma io cosa c’entro? Come t’è venuto in mente di tirarmi dentro ai sussulti della tua coscienza? Come se io non avessi la mia vita. Ma è bene che tu lo sappia: non sono stata certo a piangere dopo che mi hai lasciata. No, no. Non c’ho messo più di un mese, dopo il divorzio, per riprendermi la mia vita.
E se oggi sono qui è solo perché me lo posso permettere. Ora che sono vedova e che i miei due figli sono sistemati - felicemente grazie a Dio! – posso concedermi questo, diciamo così, atto di carità. Nei tuoi confronti, che non ne hai certo avuto per me!
Quindi, vediamo, se ho capito bene, io dovrei accudirti come una brava mogliettina fino a quando, sì insomma, ci siamo capiti. E quando non sono qui, vivere in casa tua, mentre quell’altra smamma, non è vero?
Ma scusami: in cambio di cosa? Ma certo, della tua gratitudine! E magari anche di qualche lacrima di riconoscenza di quella donna!
Bell’affare!
Ma vedi, io - in fondo - sono meglio di quello che credi. Meglio di come mi descrivevi quando ci siamo lasciati. Sì, meglio. E se questo è ciò che debbo fare, lo farò.
Vorrà dire che Dio me ne renderà merito.”
[Dalla Direzione dell’Hospice a Sua Eccellenza il Vescovo (lettera personale)
“Eccellenza,
in relazione alla questione relativa al nostro ospite Russo Luigi, di cui abbiamo avuto modo di parlare con don Gaetano, ci permettiamo di portare alla Sua attenzione alcuni elementi:
Il signor Luigi è ospite della nostra struttura in quanto bisognoso di cure ed assistenza materiale e morale. La presenza continua di un familiare, almeno nelle ore del giorno, è parte integrante del protocollo assistenziale, e indispensabile per dare al paziente la necessaria stabilità psichico-fisica.
La signora Lojodice Angela, moglie del Russo Luigi, ha fino ad oggi assolto questo suo compito nel migliore dei modi e con una ottima collaborazione con il personale della struttura.
La proposta, caldeggiata da don Gaetano, di sostituire la signora Angela con la prima moglie del Russo, Ferrara Adua, non è praticabile in quanto la signora non ha, allo stato attuale, alcun rapporto di parentela con il nostro paziente.
La signora Ferrara potrà quindi accedere alla nostra struttura durante il normale orario di visita, ma non è qualificata per dargli un’assistenza continuativa, per la quale, ripetiamo, è richiesta la presenza di un familiare.
Le argomentazioni di don Gaetano, anche se di alto valore morale, non possono quindi essere accettate in un contesto dove, lei lo sa, devono valere solo le indicazioni mediche ed il rispetto della legge.”
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