Il posto della mente è una piccola oasi letteraria dove possiamo andare quando abbiamo bisogno di qualcosa di diverso. Di leggere, o scrivere storie. Storie inventate, come quelle che io, da principiante, sottopongo al vostro giudizio, oppure storie vere, piccoli "frammenti di vita" che scivolerebbero immediatamente nell'oblio se qualcuno di noi non li raccogliesse.

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martedì 31 gennaio 2012

Il venditore di destini (seconda parte) [gianbarly]


R. Guttuso - Vucciria

Era una bellissima giornata di inizio estate. Il vento aveva ripulito l’atmosfera, che si mostrava di una limpidezza assoluta. La temperatura gradevole ed il soffio incostante dell’aria sulla pelle avrebbero predisposto chiunque all’ottimismo. Io, invece, camminavo a fianco del mio salvatore oppresso da un’indicibile angoscia. Non riuscivo a pensare e neppure lo volevo. Mi sforzavo di seguire il filo dei suoi discorsi, grato per la distrazione che mi offriva.

lunedì 23 gennaio 2012

Il venditore di destini - prima parte [gianbarly]


Treno in corsa - Ivo Pannaggi
Stavamo parlando da oltre mezz’ora quando il treno arrivò alla stazione. Guardai dal finestrino per capire dov’ero, ma il nome scritto sui cartelli non mi diceva niente.
Chiesi al mio interlocutore:
“Dove siamo?”
“Ugrum, credo … Sì, è proprio Ugrum. La prossima fermata è la mia”
Poi, indovinando la domanda che avevo in mente:
“Scendo a Palnoc, io abito là”

sabato 14 gennaio 2012

Paco de luna - Terzo quadro 6 [gianbarly] Sala d'attesa


Della Robbia - Visitare gli infermi

Finito il lavoro nel vicolo, ci eravamo incamminati verso l’ospedale. Il pensiero di Giuliana ci opprimeva e volevamo starle vicino, per quanto possibile.
Nella sala d’attesa della Terapia Intensiva trovammo gli altri. Sui lori volti leggevamo la nostra stessa angoscia.

lunedì 2 gennaio 2012

Paco de luna - Terzo quadro 5 [gianbarly] Uno squillo nella notte

P. Picasso - Guernica (part.)
Quella notte la trascorsi in uno stato di profonda agitazione. La mia confusione mentale era al massimo, non riuscivo più a mettere in fila alcun pensiero. Mi sforzavo di ragionare ma ero sopraffatto continuamente  da emozioni contrastanti. Cercavo di pensare a Fimère, convinto di trovare dentro di me i morsi laceranti del mal d’amore, scontando in tal modo la mia condotta vigliacca e, quindi, arrivare ad una forma di riscatto, di sublimazione che potesse dare un qualche senso a ciò che era avvenuto.