Il posto della mente è una piccola oasi letteraria dove possiamo andare quando abbiamo bisogno di qualcosa di diverso. Di leggere, o scrivere storie. Storie inventate, come quelle che io, da principiante, sottopongo al vostro giudizio, oppure storie vere, piccoli "frammenti di vita" che scivolerebbero immediatamente nell'oblio se qualcuno di noi non li raccogliesse.

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sabato 22 gennaio 2011

Il paese dei centrini [Medina Lariana]

Donna che cuce
Paul Gauguin
"Vede signora, In Italia il Design non potrà mai essere altro che una moda per i nuovi ricchi in continuo riciclo", mi aveva spiegato un giorno un architetto d'interni in tono sconsolato, "Non si riesce a farne uno stile di vita come all'estero; in Italia prima o poi la signora Maria tira fuori il centrino fatto all'uncinetto e lo piazza senza misericordia sulla libreria della Kartell, di traverso se serve, mandando in fumo dieci anni di evoluzione del settore, poi i ricchi cambiano e si riparte da zero".

Capivo il suo disgusto, anche se devo ammettere di avere fatto una prova ed essermi sentita decisamente meglio dopo aver piazzato tutti i centrini di mia nonna su ogni mobile e tavolino di casa.
È una questione di buon senso e forse anche di cattivo gusto; perché? Non lo so. Il centrino ti fa stare bene, ha un potere magico. Le famiglie sono sopravvissute alle guerre e i centrini pure, ci sarà un motivo. Non si sa come né perché ma il sistema centrini ha tenuto; finora.
Un centrino si realizza partendo da un anellino centrale al quale si legano, per mezzo dell'intreccio di un unico filo, giri di punti che man mano ne aumentano la circonferenza.

L'eccellenza della pneumologia a Milano è Villa Marelli, un distaccamento dell'Ospedale Cà Granda di Niguarda. La strumentazione è futuribile e la preparazione del personale specifica.
L'accesso dovrebbe essere diretto, come a un Pronto Soccorso, ma in fase di accettazione ci sono parecchi problemi e se non si è accompagnati da qualche parente ninja, si rischia di non riuscire a prendere il numeretto.
All'accettazione oggi dispensano solo venti numeretti, ai primi che arrivano; gli altri devono tornare domani oppure attendere e sperare che qualcuno rinunci. Non vengono assegnati colori d'urgenza come in Pronto Soccorso sicché può capitare che un'allergia da polline acceda e una polmonite no.
I pensionati, quelli meno sgangherati, che si presentano alle sei della mattina per fare la lastra, non puoi fregarli neanche se ti impegni perché vanno a letto alle nove e si alzano alle cinque; alle sette si sono già raccontati tutto e sono tra i primi venti quando alle otto aprono i cancelli. Per tutti gli altri c'è solo la sommossa, le minacce di denuncia, le urla e l'assalto all'ufficio del responsabile che però oggi e in ferie. Dopo la rivolta degli utenti, le vie che il sistema intraprende per "tenere" sono sorprendenti.
Un uomo, che non è il dirigente, cerca di risolvere il problema nonostante stia ricevendo solo insulti e recupera ben otto numeretti da distribuire ai rivoltosi.
Un tecnico di radiologia, al quale vengono segnalati un uomo e una donna con la polmonite, sbotta, si arrabbia, dice che deve anche sostituire il collega della Tac che non si è presentato al lavoro, ma alla fine getta un'occhiata ai due ammalati e si capisce che sta considerando l'idea di farli entrare prima degli altri. Non che lo paghino di più, non che abbia delle responsabilità particolari al di fuori dell'ordine d'arrivo dei pazienti ma decide di assecondare l'infermiera che sta impostando delle priorità, tirandosi addosso le ire di tutti.
I due ammalati di polmonite non hanno il fiato per brontolare e i loro parenti non sono abbastanza ninja per ottenere cure immediate. L'uomo è messo male, sta curvo in avanti e ogni tanto si accascia; anche la donna non si muove e respira a fatica nella sciarpa.
C'è una mamma, con un ragazzo sui dodici anni, che non finisce più di fare confusione. Il ragazzo deve fare una prova per l'allergia e per quanto, come precisato dalla madre, non mancherebbero i mezzi per la clinica privata, lei si ammazza di tasse quindi: "Mò faranno il piacere di visitare a mio figlio e prima degli extracomunitari". La mamma è una dura, una vera ninja e Il ragazzo pare andarne fiero.
C'è una badante sudamericana, sempre al telefono, la padrona la chiama ogni cinque minuti per sapere a che punto è; anche lei è inferocita e quando arriva il tecnico di radiologia lo assale.
Ci sono due ragazzi di colore ai quali l'infermiera si rivolge in inglese e una piccola schiera di cinesi, evidentemente mandati da qualche ristorante per il libretto sanitario. Tutti gli altri sono italiani, sono ninja e devono solo fare una lastra.

Nell'esecuzione di un centrino è importante la "mano", perché è bene che i punti siano uniformi.

In attesa del tecnico, che si alterna tra la radiologia e la Tac, l'infermiera legge le richieste e si informa sullo stato di salute dei pazienti in attesa. Una serie di sguardi e di cenni con i due ammalati di polmonite sostituisce tutto un discorso faticoso e inutile.
La donna guarda l'uomo accasciato e poi l'infermiera. (Questo è messo male).
L'infermiera annuisce. (Sì, ho visto).
Sguardo interrogativo dell'infermiera. (Lei come sta?).
Cenno col capo della donna. (Posso farcela, prima lui).
La mamma ninja attacca col pezzo degli extracomunitari, un classico sempre in replica del quale sinceramente non se ne può più.
La donna guarda l'infermiera. (Quella lì, per favore, dopo di me).
Cenno di assenso dell'infermiera. (Quella lì, se possibile, per ultima).

Il centrino è un manufatto a volte complicato nel quale la sequenza delle legature è importante; se un anello cede, si disfa tutto il lavoro.

La donna con la polmonite ha i lineamenti leggermente ladini e la mamma ninja decide che forse può accanirsi su di lei, visto che l'uomo è messo proprio male. Inizia a lanciare nel vuoto commenti scortesi e geograficamente scorretti oltre che perfettamente inutili.
Quando li chiamano per cognome alla mamma ninja viene un coccolone: la donna con la polmonite si chiama Marelli, come la villa che li ospita. Passandole accanto, con l'uomo per mano, raccoglie il fiato: "E comunque, madame, se vuole la nostra polmonite non c'è problema, la cediamo volentieri in cambio della bizzarra allergia al polline - invernale - del suo ragazzo".
La mamma ninja vorrebbe ancora replicare ma vedendo venir meno il supporto della claque rinuncia.
La badante sudamericana non sa nulla sull'origine dei cognomi italiani ma sa perfettamente cos'è la polmonite, spegne il telefono con un gesto di stizza e aiuta l'uomo ad accedere allo spogliatoio.
Anche due extracomunitari che premevano "fisicamente" sul radiologo si fanno da parte senza brontolare.

L'ultimo giro di punti del centrino deve essere chiuso con una legatura, possibilmente invisibile a colpo d'occhio ma resistente.

La strumentazione a villa Marelli è eccezionale: dalla sala della radiologia l'immagine arriva direttamente sul monitor del medico ed è talmente ben definita che a lui basta un colpo d'occhio per valutare la densità dei liquidi.
L'uomo viene immediatamente ricoverato, la donna esce dalla sala visite con mezzo chilo di ricette.
Ad attenderla la madre, seduta accanto alla badante sudamericana:
- È polmonite?
- Sì e c'è anche il versamento pleurico ma visto che riesco a gestirmi le medicine, l'ho convinto a lasciarmi andare a casa; dovrai farmi le iniezioni e dovrò tornare per i controlli.
- E il signore?
- Ricovero; è troppo conciato.
La badante sudamericana trattiene la donna prendendole una mano: "Señora, confio que usted pueda recobrar pronto la salud; es mi deseo, de corazon".
Mamma ninja riprende il suo solfeggio ma il sistema, per oggi, ha tenuto; il centrino è stropicciato ma non si è rotto. Grazie signora Maria, de corazon.

1 commento:

  1. Toc toc, si può?

    Passeggiando di qua e di la per le vie del web, mi sono imbattuto fra le righe di questo interessante blog.

    Scrivo per passione con lo pseudonimo di Josè Pascal (figlio del fu Mattia Pascal e Ederì Buendìa discendente del grande colonnello Aureliano Buendía).

    Al che mi chiedo: ti va di arricchire la mia scatola di latta con le tue idee e semplici storie?

    Spero di ricevere tue notizie e che la vita ti sia gaia.

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