Lo sguardo fisso, nervoso, la voce che si fa largo a fatica nella gola stretta dal morso dell’angoscia.
“Allora, dottore, me lo dica… ho il cancro?”
“Allora, dottore, me lo dica… ho il cancro?”
“No, signora…” Il dottore cerca di assumere la sua espressione più convincente.
“No, no. Lei è sana. I suoi seni stanno bene e non c’è nulla, assolutamente nulla di cui debba preoccuparsi”
Volge gli occhi verso il marito, che sembra cullare l’apprensione della donna.
“Non avete nulla di cui preoccuparvi, state tranquilli”
L’uomo sembra sollevato cercando di cogliere lo stesso sentimento nella moglie. Ma lei è ancora contratta e incalza il medico.
“Ma allora quell’esame…”
“No, vedete, è solo una precauzione. Le ho fatto fare il test genetico a causa dei suoi precedenti…”
Una pausa, piuttosto lunga.
“Oggi la scienza è in grado di valutare il rischio, su base ereditaria, di alcune malattie. Fra cui il cancro al seno. Il suo risultato mostra, effettivamente, una predisposizione congenita a questa malattia. Dovrà, in futuro, continuare a fare controlli periodici, stare attenta, un po’ più degli altri, ad eventuali segni premonitori. Ma oggi lei è una persona assolutamente sana!”
La donna lo guarda costernata, come se avesse davanti uno scolaro poco permeabile ai suoi insegnamenti
“Lei mi dice di non preoccuparmi! Ma come faccio! Ma… ma si rende conto che la sola idea di poter avere quella cosa… mi… mi fa impazzire! Sì, impazzire! Lei non ha visto, come ho visto io, mia madre cominciare prima a dimagrire, poi a piegarsi, per poi agonizzare in fondo ad un letto, assumendo un colore grigio, che le toglieva ogni scintilla di vita! E avevo solo 14 anni! L’ho vista contorcersi dal dolore, sbattere la testa contro il bordo del letto… L’ho sentita io, con le mie orecchie, quando mi pregava di prendere un bastone, un sasso, qualunque cosa e di ucciderla! Sì, di ucciderla per far tacere quel dolore che la mangiava da dentro… Diglielo tu, Giorgio, come ho vissuto finora, con il terrore di fare la stessa fine… Metà della mia vita l’ho passata chiedendomi continuamente se avessi già su di me il nemico che mi avrebbe ucciso. La sa una cosa? Di solito le donne sono fiere del loro seno, lo esibiscono, lo usano come arma di seduzione. Io no. Io… non me lo posso permettere. Quante volte ho sognato di non averlo più, o di essere capace di strapparmelo con le mie mani per essere finalmente libera, libera da quest’incubo infinito!...”
Avvicina minacciosamente la sua faccia a quella del medico:
“E ora lei viene a dirmi di non preoccuparmi! Mi fa fare un test che certifica, nero su bianco, scientificamente, che quello che temo è vero! Vero, V-E-R-O… E io non mi devo preoccupare! Facile per lei che è dall’altra parte della scrivania.”
Il medico soppesa le parole prima di rispondere:
“Cara signora, non creda che io non la capisca. Le sue preoccupazioni sono legittime, non dico di no. Ma non è detto che il peggio debba succedere.”
“Ad ogni buon conto, se questo può aiutarla a vivere più serenamente, le do l’indirizzo di un collega, una persona in gamba, di cui si può fidare. Lui si occupa proprio dei casi come il suo. Ci vada e si faccia dire da un esperto qual è realmente la sua situazione”
Giorni dopo, al ritorno dall’incontro con lo specialista, i due coniugi, sul tram che li riporta a casa, discutono fra di loro.
“Cara, lo sai che io prima avevo qualche dubbio su di una scelta così radicale…”
“Tu non mi hai mai creduto, lo so!”
“No, no! Ti ho detto quello che pensavo, per darti modo di riflettere su ogni aspetto della questione. Ma ti ho sempre rispettato. Nessuno meglio di me capisce quello che provi!”
“Sì, scusami caro, non volevo…ma, sai, sono un po’ scossa.”
“Lo so, lo so, non devi scusarti. Ma il professore è stato chiaro…”
“Su questo non c’è proprio dubbio!”
Lo specialista li aveva ricevuti nella sua clinica. Era stato delicato, attento a non ferire inutilmente la donna. L’aveva ascoltata, vagliando con cura le analisi che lei gli aveva portato. Non si era sbilanciato fin quasi alla fine, tanto che i due coniugi cominciavano a chiedersi se avessero fatto bene ad andare da lui. Poi però aveva parlato senza perifrasi:
“Signora, l’esame genetico non ci dice con certezza quello che succederà. Però l’indicazione è questa: lei ha il 70 - 80% di possibilità di contrarre il cancro al seno. Io non le voglio suggerire nulla. Lei è libera di scegliere ciò che ritiene più giusto, per lei e…” si girò a guardare il marito “…per la sua famiglia. Se poi vorrà procedere con l’intervento, in modo da eliminare in maniera definitiva questa possibilità, sappia che la mia clinica è la più qualificata per farlo.”
La donna ora guarda fisso il marito mentre il tram continua la sua corsa
“L’80%! Capisci? Come mia madre! Come mia sorella, che va in giro con la parrucca per nascondere gli effetti della chemio! Per carità, non si nota nulla! Ma a casa ci sono io a reggerle la testa quando vomita anche l’anima! Ma come faccio ad avere più dubbi?”
L’uomo le regge la mano con paziente partecipazione. Le dice alcune parole di conforto. Ha accantonato i suoi dubbi ed ora la seguirebbe in ogni sua decisione. L’idea della mutilazione a cui va incontro volontariamente lo fa rabbrividire ma è così forte il timore di perderla che trova la forza di dissimulare.
Lei continua
“No, no. Ormai ho deciso. Quando arriviamo a casa chiamo subito il professore e fissiamo la data dell’intervento…”
Fa un lungo respiro.
“Sai, mi sento già più libera!” e regala un debole sorriso al suo uomo, probabilmente il primo da tanto tempo.
Un signore distinto, sui sessant’anni, seduto accanto a loro, li osserva con discrezione. Segue tutto il dialogo fra i due senza dare l’impressione di aver sentito una sola parola. Solo alla fine si agita un poco, come in preda ad un dubbio. Poi, deciso, rivolgendosi alla donna
“Ehm, mi scusi signora…”
“Sì?”
“Ecco, io sono un medico. Ho avuto modo, senza volere, di ascoltare la vostra conversazione..”
“Ma come!...”
“Sì, sì, non me ne voglia, la prego. Normalmente non mi permetterei di entrare così, maleducatamente, nei vostri discorsi. Ma, se me lo permette, le vorrei dire due o tre cose…”
L’uomo si anima. Guarda la moglie come a chiederne il consenso, poi fa sì con la testa, prima che lei possa bloccarlo.
“Vedete, ho sentito quello che vi ha detto il chirurgo e, sinceramente, mi sarei aspettato che vi facesse un discorso completo”
“Cosa significa… completo?”
“Informarvi sulle alternative, per esempio. Vede, è vero che la sua probabilità di contrarre il tumore al seno è significativamente più alta delle donne che non hanno una mutazione in quei geni. Ma raggiungerà il 60-70% (non l’80%!) solo quando avrà superato i 70 anni di età. E lei è ancora molto giovane!
Poi deve considerare che questo non significa assolutamente che lei abbia una maggiore possibilità di morirne! Un conto è la malattia, un conto è la mortalità. Lei, se si dovesse ammalare ha le stesse probabilità di guarire di qualunque altra donna. E, per un tumore scoperto in tempo, è una probabilità molto, molto alta! Addirittura sopra il 95%!”
Si ferma un attimo, per riprendere fiato
“Perché deve decidere adesso di rinunciare ad una parte di se stessa! Non sia precipitosa! Io la capisco, sua madre e anche sua sorella… So quanto deve essere terribile per lei!
Ma consideri che lei ora ha un’arma in più! Il sapere di essere a rischio paradossalmente è un vantaggio, mi creda!”
Vedendo lo sguardo della donna frena un attimo la sua foga, ma il marito lo incalza
“Cosa vuol dire?”
“Che ora sua moglie sa di doversi controllare, per cui il giorno che dovesse presentarsi il problema lo scoprirà immediatamente. A quello stadio – il cosiddetto stadio zero – vi ripeto che le possibilità di guarigione sono altissime!”
Man mano che l’uomo parla sembra riaccendere l’energia vitale del marito. Il giovane uomo si protende in avanti, quasi volesse cavargli le parole dalla bocca. La donna invece è a disagio, guarda distrattamente il suo interlocutore ed il marito, ma per la maggior parte del tempo fissa lo sguardo nel vuoto. Accavalla nervosamente le gambe, concentrandosi nell’operazione di sistemare l’orlo della gonna. Poi di colpo alza la testa, guardandolo fisso negli occhi
“E lei… lei viene a farmi questi discorsi! Qui! Adesso! E… e cosa pretende che faccia, ora?
Vediamo un po’, secondo lei, IO a chi dovrei credere? A lei che mi parla del cancro come di una passeggiata? O al mio medico, che mi ha fatto fare gli esami ma poi se ne è lavato le mani non appena c’è stato da prendere una decisione? O devo credere al chirurgo, al famoso chirurgo, quello che va sempre in televisione a parlare e che non vede l’ora di ricoverarmi nella sua clinica? Me lo dica, a chi devo credere!!”
Pronuncia le ultime parole quasi urlando. Poi afferra il marito per un braccio e lo trascina fuori dal tram.
Quando il mezzo riparte, il medico si volta verso il finestrino e segue le due figure che rimpiccioliscono fino a sparire dalla sua vista.
forse lo leggerò!!!!
RispondiEliminami piacerebbe usare questo amarissimo racconto in aula quando parlo del penisero positivo...
RispondiEliminaAccidenti, davvero bello.
Un abbraccio
permesso accordato...
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