Ci sono storie che è difficile raccontare. Perché sono tue e ti fanno soffrire. Perché le hai nascoste nel ripostiglio della tua mente, sapendo che prima o poi ci dovrai fare i conti. Come si fa a tirarle fuori e darle in pasto a chi vorrà leggerle, superando il pudore che impone di lasciarle coperte, al loro posto? Sinceramente non lo so. E chissà se è veramente pudore o semplice vigliaccheria. Sono qui, a battere controvoglia i tasti del computer, non sapendomi decidere se alla fine vorrò veramente pubblicare quello che sto scrivendo.
Questa storia, poi. Che se l’avessi inventata me ne vergognerei per l’insieme di cose che ha dentro; ma come si fa a pensare che sia credibile un racconto che mescola livide storie familiari con grandi eventi, sopra cui far aleggiare l’ombra cupa della morte prematura. “Come in un libro scritto male …” canta Guccini e mai come questa volta sento che ha ragione.