Il posto della mente è una piccola oasi letteraria dove possiamo andare quando abbiamo bisogno di qualcosa di diverso. Di leggere, o scrivere storie. Storie inventate, come quelle che io, da principiante, sottopongo al vostro giudizio, oppure storie vere, piccoli "frammenti di vita" che scivolerebbero immediatamente nell'oblio se qualcuno di noi non li raccogliesse.

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venerdì 2 settembre 2011

La pioggia [Nunzio Campanelli]


Tolouse-Lautrec
Le prostitute

Venne risvegliato dal cigolio della porta che si stava richiudendo. Faticò a riconnettersi con la realtà, con quella realtà. 
Si era addormentato appoggiando la testa sul tavolo. Un bicchiere di vodka ben stretto nella mano.
Poco più avanti, seduto ad un altro tavolo uno squallido individuo stava palpando il nudo deretano di una prostituta.
Tutto intorno a lui un'umanità eterogenea era impegnata a dimenticare che il mondo si era dimenticato di lei. Risate si alternavano a gemiti soffocati e versi gutturali, tremori a sobbalzi e ammiccamenti, nel folle tentativo di esorcizzare i propri fallimenti esistenziali. 
Volti disfatti dall'alcol e dalle droghe, corpi seminudi, effluvi di umori che lasciavano nell'aria l'odore acre e pungente del sesso rubato.
La scena, offuscata dal denso fumo che galleggiava nell'aria oltreché da quello prodotto nella sua mente dalla vodka di cui aveva abbondantemente abusato, gli ricordò in maniera inquietante un'incisione della Divina Commedia ad opera del Dorè di cui aveva una riproduzione a casa.
Svuotò il bicchiere che teneva in mano emettendo un verso di evidente disgusto, poi si recò al banco dove il barista era affaccendato con due clienti alle prese con una sbornia.
- L'ultimo, Mario. -
- Meglio di no, Giorgio. Per questa sera basta così. Vuoi ridurti come loro?-
Il barista accennò in direzione dei due ubriachi che stavano dando in escandescenze a poca distanza, insultando lui e la sua famiglia in tutti i modi possibili ed immaginabili. Giorgio diede uno sguardo a quei due.
- Magari riuscissi ad ubriacarmi in quel modo, almeno potrei dirti quello che penso della tua schifosa vodka e di questo bordello!-
- Va' a casa, Giorgio! -
Gettò due banconote sul bancone e si avviò lentamente verso l'uscita. Sull'asfalto larghe chiazze d'acqua testimoniavano il passaggio di un forte temporale. Tirò su il bavero della giacca e s'incamminò. Fatti pochi passi, vide dietro delle auto parcheggiate una ragazza giovanissima inginocchiata davanti ad un uomo. Avrebbe dovuto farsi riconoscere, estrarre il suo distintivo e portare in commissariato quel maiale. Ma proprio in quel momento riprese a piovere. Si avvicinò.
- Ti va male questa sera, bello! -
L'uomo in evidente stato confusionale, congestionato ed ansimante, riuscì a malapena a rendersi conto che qualcuno gli stava parlando.
- Accidenti, sono capitato proprio adesso che stavi quasi per farcela. Quanto mi 
dispiace! -
La ragazza, sorpresa dal suo arrivo, si ritrasse impaurita, guardando in faccia Giorgio. Era poco più che una bambina, a stento avrà raggiunto i quindici anni. L'uomo, privato del suo sollazzo, ebbe una reazione violenta, afferrandola per i capelli nell'intenzione di obbligarla a continuare lo squallido rapporto.
Stava piovendo forte. Giorgio prese per un braccio la ragazzina, le mise in mano cinquanta euro dicendole che per quella sera bastava, che poteva ritornare a casa. Sapeva che non sarebbe andata così, che entro poco sarebbe stata preda di un altro orco. Guardò in faccia quello che aveva davanti. 
- Sai, io sono solo. La mia ragazza mi ha lasciato perché le facevo pena. Mi diceva che ero un illuso, che quelli come me sono falliti di natura. Credo avesse ragione. Da allora non ho più avuto una donna. Frequento locali come quello là, il Mistrex, ma solo per ubriacarmi prima di andare a casa. È pieno di puttane della tua età, perché non ci vai anche tu? -
L'uomo, che nel frattempo si era un po' ricomposto, restava in silenzio. Forse cercava di capire se aveva a che fare con un pazzo, e quanto potesse essere pericoloso.
- Che c'è, volevi dirmi qualcosa? Ah, ma tu forse sei di quelli che se non vanno con una ragazzina non gli diventa duro! Dì la verità, è così, eh? -
L'uomo continuava a rimanere in silenzio. La sua faccia tradiva un evidente timore.
- Potrei lasciarti andare, sì penso che potrei farlo. Ma c'è un problema. Sta 
piovendo.-
L'altro lo guardava sempre più confuso.
- Quando piove un bel po' della merda che insozza le strade viene lavata via e va a
finire nelle fogne. - 
L'uomo cominciò a tremare.
- Io amo la pioggia, tu no? Ti posso capire. Alla merda non piace la pioggia. -
Il tremore dell'uomo divenne evidente. Si era rannicchiato in un angolo, lo sguardo basso, incapace di qualsiasi azione.
- Vattene! -
Dopo un'esitazione iniziale l'uomo non se lo fece ripetere una seconda volta, e rapidamente si allontanò.
Giorgio lo guardava mentre accendeva una sigaretta, poi, prima che il fiammifero toccasse terra, la faccia dell'uomo si contorse in uno spasimo che durò una frazione di secondo. Il tempo che impiegò la pallottola a trapassare il suo cervello.
Troppi come quello ne aveva portati in commissariato, per vederli tutti uscirne poco dopo liberi di ritornare a fare i loro schifosi affari. Si diresse verso casa, gli abiti bagnati dalla pioggia. Non appena entrato si spogliò, buttando i vestiti dentro la vasca da bagno. Appoggiò la pistola sul tavolo mentre pensava all'uomo che aveva ucciso.
- Non è vero che amo la pioggia, stronzo. Quando piove i vermi escono dai loro 
nascondigli. Ed io sono stanco di vedere vermi da tutte le parti. A cominciare da 
quello che vedo ogni mattina appena mi sveglio.-
Restò fermo davanti allo specchio del bagno ancora un po', poi si recò in camera e si buttò sul letto. 
Quel letto diventato da più di un anno troppo grande. 
Quel letto che non riusciva più a contenere la sua solitudine. 
Quel letto in cui era impossibile anche sognare.
Aveva smesso di piovere. 
L'umidità si condensava in strati sottili. 
Fra poco i vermi sarebbero rientrati nelle loro squallide tane.

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