Voglio condividere con voi quello che sto imparando nel documentarmi per il romanzo che ho iniziato a scrivere. Oggi parliamo della stazione Termini.
La storia delle ferrovie a Roma nasce di fatto con l'elezione di Pio IX. Il suo predecessore Gregorio XVI, infatti, era un feroce avversario di certe modernità, arrivando a negare il suo appoggio alla realizzazione di un collegamento fra Bologna e Ancona caldeggiato anche da Gioacchino Rossini.
Bisogna comunque dire che, il frazionamento politico del nostro Paese, abbinato ad un'economia ancora arretrata rispetto, ad esempio, a quella inglese e francese, frenava lo sviluppo organico delle idee ferroviarie e si dovette attendere la congiunzione di alcune variabili favorevoli perché sparse e spesso velleitarie iniziative fossero convogliate verso un unico progetto.
Il nuovo papa si fece promotore dei collegamenti della città eterna con le realtà circostanti. Nacque quindi l'esigenza di costruire una stazione per la gestione del traffico ferroviario della città eterna.
Nel 1867 l'architetto Salvatore Bianchi costruì la Stazione Termini nella zona dell'Esquilino, dove all'epoca c'erano solo vigne e campi coltivati.
La Stazione Termini alla fine dell'800 |
Subito essa fu oggetto di critiche per le dimensioni ritenute eccessive per una città di solo 180.000 abitanti. In realtà essa risultò presto insufficiente a smaltire il traffico della città, che nel frattempo era diventata Capitale.
Fra ampliamenti e progetti (uno dei quali prevedeva una stazione sotterranea) si arrivò al primo dopoguerra quando l'architetto Angiolo Mazzoni presentò un progetto che prevedeva un'enorme atrio concepito non come filtro tra stazione e città, bensì come "imponente porta del tempio". L'approvazione definitiva del progetto, il 3 febbraio 1939 portò quindi alla costruzione di un avancorpo monumentale con un porticato imponente e un atrio di 12 mila mq. completamente vuoto, con l'unico scopo della suggestione, relegando nei corpi laterali tutti i servizi per il viaggio, sì da pregiudicare l'efficienza dell'esercizio ferroviario e le comodità per il pubblico.
Una curiosa caratteristica del progetto "Mazzoniano" fu l'intento di rappresentare la Nazione con i marmi pregiati: per i rivestimenti delle pareti e dei pavimenti furono scelti preziosi marmi tipici italiani.
Lo scoppio della guerra ed altri fattori bloccarono i lavori, che ripresero solo nel 1947 con un nuovo concorso indetto per completare l'opera. Caratteristiche dominanti del nuovo progetto dovevano essere forme chiare, trasparenti e funzionali, in armonia con quanto era già stato costruito e convivendo con gli 80 metri di mura con punte di 9 metri di altezza dell'Agger Servianus.
La stazione Termini come si presenta oggi |
Si decise di articolare lo spazio in 4 fabbricati distinti ma insieme collegati alle due ali della stazione e a Piazza dei Cinquecento: il fabbricato frontale ("E"), l'atrio biglietteria, la galleria di testa e il ristorante esterno. Tutto il complesso si sviluppava su un'area di 14 mila mq. I resti dell'Agger Servianus, adeguatamente valorizzati dal "Dinosauro", raffigurano idealmente la continuità tra l'antica e la moderna arte del costruire.
Conclusi i lavori, la stazione Termini prese la forma che conosciamo oggi e venne inaugurata il 20 dicembre 1950 dall’allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.
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