Mi piacerebbe avere qualche vostra osservazione in merito. Grazie!
PRIMA STESURA
L’ingegnere Valerio Morandi era infastidito dai modi
dell’ufficiale cui si era rivolto. Eppure gli aveva posto una semplice
richiesta: voleva vedere il Duce.
L’altro lo aveva squadrato a lungo prima di
sibilare “Motivo?”
“Una visita di cortesia” aveva risposto, cercando di
essere conciliante. E gli aveva allungato il cartoncino dove stava, vergato con
eleganza, il suo nome.
L’ufficiale aveva guardato con disprezzo il biglietto
da visita, senza muovere un muscolo. Si era molleggiato per un attimo sulle
gambe, forse per attirare l'attenzione sull’impeccabile lucidità degli stivali,
poi l’aveva bruscamente liquidato. “Il Duce non può essere disturbato, da
nessuno. Men che meno per visite di cortesia. Se ne vada!”
L'ingegnere ebbe un’esitazione; avrebbe voluto replicare
seccamente, ma poi si era trattenuto per il timore che la sua naturale
avversione per i militari lo portasse a eccedere. Restò per un attimo rigido,
guardando l'altro negli occhi, poi batté in ritirata.
SECONDA STESURA
“Motivo?”
La
domanda risuonò secca come un colpo di moschetto.
L’ingegnere
Valerio Morandi cercò di non farsi intimidire dai modi arroganti dell’ufficiale
di guardia. Restò impettito davanti a lui, fissandolo diritto negli occhi.
Aveva modulato la sua richiesta con tutta l’autorevolezza di cui era capace, in
modo che si capisse che non era dettata da un capriccio. E ora non era disposto
a cedere di un millimetro.
“Una
visita di cortesia” disse mentre estraeva con gesto sicuro un cartoncino dalla
tasca della giacca dove, vergato con eleganza, c’era il suo nome. Allungò la
mano per piazzarlo proprio sotto gli occhi del militare.
Questi
non fece un solo gesto per prenderlo. Non lo degnò nemmeno di un’occhiata.
Tutta la sua attenzione era rivolta a lui. Mentre lo scrutava, con
l’accanimento che normalmente si pensava che si dovesse avere con i banditi,
iniziò a dondolarsi sulle gambe. Forse voleva attirare l’attenzione sugli
stivali lucidati in maniera impeccabile. Lo studiava e intanto usava la divisa
come un’arma per intimidirlo.
Il
Morandi cominciava ad irritarsi. Tutti uguali, i militari! Incapaci di
comprendere le situazioni, di valutare i fatti con la dovuta elasticità.
Regolamento e disciplina. Disprezzo per i civili. Tutte cose che conosceva alla
perfezione. La sua mano fece per muoversi per andare a sfiorare il bottone nero
che teneva appuntato sul risvolto della giacca, ma riuscì a dominarsi. Guardava
a sua volta l’interlocutore senza dar a vedere di esserne intimorito.
L’ufficiale
continuò per un po’ a scandagliarlo, poi si mosse di colpo per andare alla
scrivania dove era seduto l’attendente. Allungò una mano e questi gli porse
immediatamente una cartellina, che studiò con un’attenzione esasperata. Alla
fine restituì l’incartamento al subordinato e tornò senza fretta da lui.
“Il Capo
del Governo non può essere disturbato. Per nessun motivo! Tanto meno – e qui
scandì le parole ad una ad una – per una visita di cortesia”. Fece una piccola
pausa e poi sibilò “E ora se ne vada!”
L’ingegnere
ebbe un motto di esitazione. Era tentato
di ribattere ma la paura di eccedere a causa della sua naturale avversione per
i militari, lo convinse a desistere. Sostenne lo sguardo sprezzante dell’altro
fino a quando ritenne che fosse abbastanza. Quindi gli girò le spalle, allontanandosi.