Unberto Boccioni - Carica di lancieri |
Come dice? Che non le pare? Che il potere è ancora tutto nelle mani dei maschi? Che le istituzioni, i partiti, la politica insomma, è loro?
E, secondo lei, può mai succedere che Lui, dopo aver stravolto tutto, dopo aver cambiato le regole dello spettacolo, dopo aver spazzato via la morale, possa aver lasciato intatta la politica? No, cara signora, no, amici che siete accorsi numerosissimi, no davvero!
Ma non lo vedete da soli? Non vi accorgete che anch’essa è cambiata, che è diversa, che è altra cosa rispetto a quella che ricordate? E lo dico proprio a voi che siete qui stasera, perché vivete proprio nel Paese che, forse, è il più avanti al mondo in questa trasformazione. Su, fate uno sforzo, ve ne prego, date aria alle vostre esauste meningi! Fate volare l’immaginazione nelle sterminate praterie del futuro!
Politica: che grande parola. Che grande, meraviglioso concetto! Ne parliamo e subito pensiamo alla “polis” greca. E non sbagliamo. Essa è nata là, nella notte dei tempi, per dare ordine ai rapporti fra i cittadini, per costruire loro un futuro. Credetemi: senza la politica saremmo ancora nelle caverne, a combattere a mani nude contro le bestie feroci.
La politica è stata il meccanismo che ha reso possibile il progresso. Non senza errori, certo. Magari con lotte terribili, feroci. Ma sempre con la capacità di indicare la strada per il futuro. Sempre lì, davanti a noi, fattrice degli eventi, levatrice dei cambiamenti, pronta a disegnare la Storia.
Oggi però, l’abbiamo quotidianamente sotto gli occhi, la politica non riesce più a svolgere questa sua funzione. Le Istituzioni non riescono a tenere il passo con la società, a cadenzarne le regole, a definire i comportamenti. Sono costantemente sopravanzate dalla realtà. Lo Stato, che è l’essenza stessa della politica, non ha la forza, non ha i soldi per realizzare quello che sarebbe necessario per noi, che siamo i suoi cittadini. Quello di cui abbiamo bisogno, che pretendiamo da lui. E così perde proprio la sua funzione “politica”! Esso è costantemente in affanno, è disperato, sta morendo e non se ne accorge!
Voi siete - noi siamo - spettatori, attoniti, di questa tragedia. Ma non vedete? Le persone che ci dovrebbero guidare, anche i migliori tra loro, anche le menti più illuminate, i riformatori più radicali, quelli che per un attimo hanno alzato il vento della speranza, come quel tizio abbronzato aldilà dall’Atlantico, non vedete che anche loro si devono arrendere? Sono indietro, perennemente in ritardo sui ritmi del mondo, e anche quando per un secondo, uno solo, riescono a recuperare il passo, si trovano comunque impotenti, con le mani legate, senza gli strumenti necessari per fare quello che hanno in testa. Ci spremono inutilmente con una caterva di tasse, ma senza alcun risultato. Sono tanti Sisifo costretti a rotolare con le nude mani massi giganteschi su per il fianco della montagna, per poi vederli – ineluttabilmente – ridiscendere a valle.
Che tragedia!
Ma il Secolo è in grado di vedere, di farci capire! Se togliamo dalla nostra mente le scorie del Novecento, se ci diamo lo sguardo limpido di un bambino, buttando via gli occhiali che deformano la vista , la verità ci apparirà subito chiara.
Perché, se la politica è rimasta indietro, se è superata, se pure lei è diventata - nel breve volgere di una generazione - un ferro vecchio, una scoria, un rifiuto non più riciclabile, se tutto questo è successo non sarà forse a causa del Nuovo che avanza? Dell’irresistibile ascesa di altre categorie della storia? Del ribaltamento di consuetudini, di gerarchie, di scale di valori?
Chiedo, a voi che mi ascoltate, ad ognuno di voi, singolarmente: è la politica che vi ha dato Google? Il viagra? Il telefonino? Facebook? Il lifting? Sono state le istituzioni a rendervi la vita così comoda? A farla piacevole e frizzante come non mai? Chi è che ci ha dato le infinite possibilità del presente? Chi ci consente di restare eternamente giovani? Quale governo ha mai pianificato la possibilità di andare in vacanza in tutto il mondo senza spendere una fortuna? Quale governo, vi chiedo?
La risposta è chiara, cari spettatori. Nessun governo. Non la politica e nemmeno le istituzioni, questo è pacifico.
E allora, lo vedete anche voi, quanto la risposta sia semplice: la politica è finita, è cotta, è un cadavere in decomposizione, è un abito usato che possiamo solo guardare con un velo di tristezza perché non fa più parte della nostra vita.
Ma al suo posto…! Al suo posto ci sono nuove forze che ci possono guidare verso il futuro. Sì! Forze potenti, immense, perfettamente a loro agio perché fatte della stessa fibra del futuro, in sintonia con il cambiamento perché sono loro che l’hanno provocato. Forze diverse, misteriose, lontane, ma che convergono e si fondono in modo da diventare Potere.
Ma io stasera sono qui proprio per svelarvi questo mistero! Per dirvi a chiare lettere la Verità! Sì! Queste forze capaci di tutto sono i Capitali, i grandi, immensi Capitali, così smisuratamente grandi da non poterli nemmeno concepire. Che volano alti sulle nostre teste, così lontani, inafferrabili, mutevoli da sfuggire ai nostri sensi terreni. Grandi Capitali, perennemente in lotta fra di loro, come i Dei dell’Olimpo!
I Capitali sono essi stessi il Potere, un potere che ha dinamismo, intelligenza, lucidità, ma che soprattutto ha i mezzi per cambiare il mondo! Che può agire al di fuori e al di sopra delle leggi, perché non è di una nazione. Che è in grado di spostarsi senza conoscere confini, che può mutare alla velocità di un battito d’ali, che ci da e ci toglie secondo i suoi disegni, accarezzando ogni nostro desiderio!
E’ questo nuovo, fantastico Potere che rende possibile ogni cosa. Che si abbatte improvviso sulle nostre vite, sulle nostre abitudini e le sconvolge con le sue geniali invenzioni. Ci cambia la vita, ci soddisfa desideri che nemmeno sapevamo di avere.
Non è forse questa la politica del futuro? Dove chi ha i mezzi per fare fa, senza passare per le strette vie della burocrazia,? Dove i Capitali scendono loro stessi in campo, prendono le briglie del Paese e lo conducono verso i luminosi traguardi che solo loro sanno immaginare…
Ecco, lo sapevo di non poter mai finire un discorso! Dunque, vediamo, cosa c’è ora che non va? Come dite? Ah, sì. Ma in questo modo dove va a finire la democrazia?
E cosa ve ne fate della democrazia?
Su, ditemi, sinceramente, onestamente: che ve ne fate?
Pensate un attimo a quello che vi ho appena detto, ai miei discorsi di qualche minuto fa e poi rispondetemi.
A cosa vi serve, la DEMOCRAZIA?
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