di Renato Carosone |
La Kiara gli gira intorno, senza parlare. E’ una vita che non fanno altro che gettarsi in faccia mozziconi di
parole. “Esco”, “Non sono a cena”, “Me l’hai lavata la roba?”. Tutto lì. Di fare un discorso, dare un’opinione,
anche solo chiedere “Come stai?” non se ne parla proprio. E non è solo perché lei è sfuggente come tutti i
ragazzi di sedici anni. E’ che un motivo per parlare con lei non ce l’ha. Da quando sua moglie l’ha piantato,
così su due piedi, senza nemmeno un rigo di spiegazione, lasciandogli per giunta la figlia, vivono ognuno la
propria vita, incrociandosi per via degli spazi, ma senza vedersi. E’ per questo che ora lei lo infastidisce, con
quel suo ronzare silenzioso. Poi, lui ha altri progetti per la serata, si vuol divertire un po’ con Marika, la sua
nuova compagna, senza nessuno fra i piedi. Perché Kiara non esce, come fa tutte le sere?
Anche lei vorrebbe prendere la porta e non pensarci più. Meno ha a che fare con lui e meglio sta. La sua
vita non è certo fra quelle mura. Ma ha bisogno di lui, stasera. Perciò frena l’istinto di scappare via e cerca
un pretesto per restare in quella stanza ancora un po’, in attesa di trovare il coraggio di parlare. Prova a
prendere un bicchiere dall’acquaio, ma è troppo sporco e lo rimette dov’era. Guarda la nuca del padre e
pensa a quanto gli fa schifo. Sì, schifo, come quelle troie che si porta a casa, senza nemmeno la decenza di
farlo quando lei non c’è. Che a lei dia noia sentirli ridacchiare o peggio, attraverso quelle pareti di carta
velina, non gliene frega niente. A lui non frega di lei, altrimenti non si comporterebbe così. Cosa gli costa
cercare di capire, almeno un pochino? Accorgersi, ogni tanto, che lei esiste. No, lui vive di spalle, per non
vedere. Se ci pensa, le monta una rabbia terribile.
“Sono incinta, cazzo!”
Lui, allora, fa per la prima volta una cosa incredibile. Si ferma. Smette di seguire i risultati della Bundesliga e
rimane immobile. Per un istante lunghissimo non succede assolutamente niente. Un miracolo, agli occhi di
Kiara, abituata a non suscitare nessun effetto con le sue parole. Poi lui si gira lentamente, posando lo
sguardo su ciò che ha intorno. Vede la polvere sulla mensola di cristallo, la macchia di bruciato sul tavolo, i
piatti alla deriva nell’acquaio. Si guarda i pantaloni della tuta e le mani. E la ragazza che ha davanti, che
sembra tornata improvvisamente bambina.
“Sono incinta” ripete lei a voce bassissima.